La direttiva EPBD4 – requisiti minimi di prestazione energetica per gli edifici esistenti

7 Maggio 2024 Pasquale Capezzuto


I contenuti del recast della direttiva europea sulla prestazione energetica degli edifici, recentemente approvato, la cosiddetta EPBD4, stanno rappresentando  un tema divisivo.

I sostenitori del provvedimento, gli eco-ottimisti ideologici visionari e gli interessati al business economico conseguente, hanno pubblicato articoli sulla bontà del provvedimento stesso, molti hanno trovato pretesto per criticare la Commissione in carica e cavalcare la protesta,   qualcuno ha  espresso considerazioni ragionate sul tema.
In assenza di dati ufficiali vi sono dati discordanti soprattutto sulla consistenza del patrimonio edilizio e sulle sue caratteristiche energetiche e sull’entità degli investimenti necessari.

Federcepicostruzioni dichiara sulla base dei dati ENEA relativi al SIAPE la necessità di riqualificare non meno 9,7 milioni di edifici in Italia, per un investimento complessivo di circa mille miliardi di euro: molto superiore a quello stimato di circa 270 miliardi.
Dallo studio Symbola-CRESME si ricava per i  3,2 milioni di abitazioni, che   rappresentano il 15% del patrimonio con le peggiori performance energetiche, applicando agli investimenti i costi medi registrati negli interventi incentivati con Superbonus 110%, sarà necessario un investimento complessivo di  320 miliardi di euro.Applicando invece  i costi di un mix di interventi più efficienti sul piano della performance energetica, come proposti da ENEA nell’ambito del PNIEC, il costo degli investimenti in questo caso scenderebbe a 260 miliardi di euro.
Dai dati ISTAT ENEA forniti da una nota casa di software, si ricava che su 12.498.596 edifici quelli in classe F-G (il 61%) sono 7.622.524.
Nel corso di un webinar un Tecnico ENEA ha effettuato una simulazione sulla base dei dati del SIAPE, il database nazionale degli attestati di prestazione energetica degli edifici, APE.

Ricordiamo che al 22-4-2024 nel SIAPE sono presenti 5.688.335 di APE, su circa 12 milioni di edifici esistenti, con un  Indice di Prestazione Energetica Globale non rinnovabile EPgl,nren medio pari a 203,2 kWh/m2 anno.
Sempre dall’ENEA si ricava una stima della consistenza del patrimonio edilizio, 12.420.403 edifici (fonte STREPIN 2020 su elaborazione CRESME 2018) e 3.527.1829 unità immobiliari (fonte ISTAT 2021) e della identificazione delle unità abitative più energivore sempre sui dati SIAPE.
Fare calcoli sul campione degli APE nel SIAPE, però, non fornisce i dati statistici rappresentativi del patrimonio edilizio, sia perché gli APE si rilasciano solo al momento dell’immissione delle u.i. sul mercato e quindi la quasi totalità degli interventi già effettuati non sono contenuti nel SIAPE, sia per la poca attendibilità dei dati contenuti (!) in considerazione di quanto avvenuto nel mercato.
L’applicazione della direttiva prevede traiettorie per la ristrutturazione progressiva del parco immobiliare residenziale nella quale ciascuno Stato Membro approvi un piano di ristrutturazione nazionale nel quale stabilisca la tabella di marcia nazionale, in linea con gli obiettivi 2030, 2040 e 2050, e le regole per la ristrutturazione progressiva del parco immobiliare residenziale, con l‘obiettivo finale di un parco immobiliare a emissioni zero entro il 2050.

La traiettoria nazionale individuerà il numero di edifici residenziali e le unità immobiliari residenziali o la superficie coperta da ristrutturare ogni anno, compreso il numero o la superficie coperta del 43% degli edifici residenziali con le prestazioni peggiori e delle unità immobiliari residenziali, per conseguire una riduzione del consumo medio di energia primaria in kWh/(m2a) dell’intero parco immobiliare residenziale durante il periodo 2020-2050 pari ad:

  1. a) almeno il 16 % rispetto al 2020 entro il 2030;
  2. b) almeno il 20-22 % rispetto al 2020 entro il 2035.

Entro il 2040, e successivamente ogni cinque anni, il consumo medio di energia primaria dovrà essere equivalente o inferiore al valore determinato a livello nazionale derivato dal calo  progressivo del consumo medio di energia primaria dal 2030 al 2050, anno della trasformazione del parco immobiliare residenziale in un parco immobiliare a emissioni zero, almeno il 55 % del calo di tale consumo medio di energia primaria dovrà essere  conseguito mediante la ristrutturazione del 43% degli edifici residenziali con le prestazioni peggiori.
Dunque, si deve risparmiare energia nelle abitazioni per conseguire l’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2, per combattere la crisi climatica.
Un obiettivo lontano. Un problema grave ma rimosso o visto con rassegnazione proprio per la sua estrema gravità.
Il risparmio di energia negli edifici si attua se i proprietari di edifici pongono mano al portafoglio ma anche se lo Stato e l’’Unione europea incentiveranno tali esborsi eccomici.
Con l’ecobonus molti che avevano la capienza hanno investito, chi non l’aveva non l’ha potuto fare.

I proprietari italiani hanno già effettuato volontariamente nel periodo 2014-2022 4.640.345 interventi di riqualificazione con ecobonus, con un investimento di 37.681.300 euro.

Con il Superbonus sono stati effettuati 494.406 interventi per un investimento di 118.845.915.937,49 euro).

Tali dati devono essere considerati per calcolare la base dati del 2020.
Con il Superbonus si è fatto l’errore di legare gli interventi al condominio, con la disquisizione, tutta da burocrazia ministeriale, tra trainati a trainanti, e di indicare per legge gli interventi da realizzare, trascurando lo strumento fondamentale della diagnosi energetica, i risultati non sono stati quelli auspicati.
Si è puntato molto sull’efficienza energetica passiva, che non è dovunque conveniente rispetto all’investimento o facile da realizzare, e poco su quella attiva (sistemi di automazione e controllo e monitoraggio).
La cessione del credito e quindi l’intervento finanziario dell’impresa al pari di una ESCO si è rivelata vincente con gli incapienti e quindi per la maggior parte dei soggetti.

Quindi abbiamo tutti gli ingredienti della prossima ricetta per non sbagliare.
E agli eco-ottimisti che, lieti e fiduciosi del raggiungimento degli obiettivi, sostengono la narrazione che gli interventi non saranno obbligatori ricordiamo che comunque è il mercato immobiliare che porterà ad effettuare le riqualificazioni da parte del convitato di pietra assente in ogni ragionamento, il proprietario della propria modesta unità immobiliare.

Confidiamo che si affronti il problema con serietà e abilità tecnica e amministrativa, tenendo presente l’entità degli esborsi economici e il criterio di equità sociale.

Pasquale Capezzuto

Presidente dell’Associazione Energy Managers di Bari, Presidente Commissione UNI/TC058 “Citta’,comunita’ e infrastrutture sostenibili”, già Vice Presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Bari e Coordinatore della Commissione Energia, Impianti, Ambiente e Sostenibilità dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Bari, membro del Gruppo di Lavoro Energia del C.N.I.