I ritorni economici della transizione energetica

1 Ottobre 2022 Angela


Decarbonizzare l’Italia entro il 2050 non sarà facile, ma la complessa strada da percorrere sarà accompagnata da crescenti benefici economici e occupazionali

Fra i tanti effetti negativi della guerra in Ucraina, ce n’è anche uno “psicologico” legato alla transizione energetica, dapprima percepita come una trasformazione indispensabile per rendere più vivibile il pianeta mentre adesso è divenuta una sorta di problematica e dolorosa necessità a causa del rincaro e della scarsità delle fonti fossili causati dal conflitto. In realtà non sono gli eventi di cronaca, per quanto drammatici, a cambiare la natura e le prospettive della rivoluzione green, come ci ricorda un recente studio realizzato da Enel e The European House Ambrosetti, dal titolo “Net Zero E-conomy 2050”.

Nei prossimi trent’anni

Si tratta di un’indagine che delinea gli scenari dei prossimi trent’anni legati alla transizione energetica in Italia (oltre che in Spagna), concentrandosi sugli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra, di diffusione delle rinnovabili e di miglioramento dell’efficienza energetica. Una serie di risultati non facili da conseguire, per il cui raggiungimento si otterranno però dei benefici importanti anche sotto il profilo economico e occupazionale. Ed i vantaggi in questione saranno ancor più marcati per quei Paesi dell’Unione europea che attualmente scontano un’eccessiva dipendenza dal gas – c’è anche l’Italia – per i quali lo studio evidenzia “i vantaggi molto chiari che un’accelerata riduzione dell’uso delle fonti energetiche fossili può portare proprio a chi oggi ne fa un uso eccessivo”.

Quello delle ricadute sull’economia e sul mercato del lavoro è un aspetto della transizione energetica su cui si pone, a torto, meno enfasi. La sua importanza viene invece messa in evidenza nella ricerca che definisce uno scenario di decarbonizzazione “spinta” al 2050 in Italia, con il relativo ammontare di investimenti necessari ed i conseguenti benefici. Da qui la conclusione che “un impegno deciso per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione garantisce maggiori benefici economici, occupazionali e di indipendenza energetica a livello europeo rispetto a scenari con ambizioni ridotte”.

Ritorni economici e sicurezza energetica

Lo scenario in questione, denominato “Net Zero”, quantifica in ben 328 miliardi di euro i ritorni economici legati al processo di decarbonizzazione nel nostro Paese fino alla metà del secolo. Un risultato a cui si accompagnano benefici altrettanto importanti in termini di occupazione, di riduzione dell’inquinamento (e quindi dei costi connessi alla salute e alla minore produttività) e di risparmio sulle spese per combustibili fossili. Ed un altro aspetto importante è quello della sicurezza energetica poiché la realizzazione dello scenario “Net Zero” comporterebbe un’enorme riduzione dell’intensità dell’utilizzo di gas (-94% nell’indice di intensità di gas sul PIL rispetto al 2020) e della dipendenza energetica (-73,5%  rispetto al 2020). Ed è curioso notare, come sottolinea lo studio, che prendendo in considerazione un secondo scenario più moderato in tema di decarbonizzazione, e per questo denominato “Low Ambition”, quest’ultimo risulta meno vantaggioso sotto tutti gli aspetti.

Più nel dettaglio, lo scenario “Net Zero” prevede per il nostro Paese investimenti fino al 2050 pari a 3.351 miliardi di euro, inferiori per più di 500 miliardi rispetto a quelli necessari nello scenario “Low Ambition (3.899 miliardi di euro). Minori investimenti e maggiori benefici, poiché in “Net Zero” viene creato un maggior numero di posti di lavoro, 2,6 milioni contro i 2,1 dello scenario “Low Ambition”. Inoltre, i risparmi legati alla riduzione delle malattie, nonché al miglioramento della produttività e alla riduzione di morti premature, resi possibili dal contenimento dell’inquinamento nello scenario “Net Zero” ammontano a circa 614 miliardi di euro in Italia contro i 495 miliardi realizzati nell’altro scenario. Molto maggiori le cifre legate al taglio delle fonti inquinanti da qui alla metà del secolo. Infatti, per quanto riguarda i risparmi sulle spese per i combustibili fossili, nel periodo 2021-2050 il beneficio nello scenario “Net Zero” sarebbe pari a 1.914 miliardi di euro contro gli 851 miliardi relativi allo scenario “Low Ambition”.