Smart City Index 2020: cresce la mobilità sostenibile e quella condivisa

5 Maggio 2020 Ilaria Rebecchi


La classifica ha analizzato le città più sostenibili tra i capoluoghi italiani: vincono Trento, Torino e Bologna, fanalino di coda per Crotone

Uscito nelle ultime settimane, lo studio dello Smart City Index – elaborato da EY, ha analizzato 109 città italiane, i capoluoghi, per stilare una classifica basata sullo sviluppo in termini di infrastrutture e capacità di innovare offrendo alla cittadinanza servizi che migliorino la qualità della loro vita. Questo rapporto ha analizzato, in particolare, il tema della sostenibilità urbana, guardando le infrastrutture smart in termini di trasporto, energia e ambiente.

Il tema della sostenibilità ambientale sta diventando sempre più attuale in tutto il mondo, ed anche nelle città italiane. Il nuovo Smart City Index 2020 rielabora gli indicatori secondo una ulteriore vista che prende in considerazione quattro driver: sostenibilità, resilienza, accessibilità e inclusività.

A parlare è Marco Mena, ICT Public Policies Specialist a EY:

Le infrastrutture delle città sono quindi esaminate sotto la lente di quanto sono sostenibili, nelle diverse componenti del trasporto, dell’energia, dell’ambiente (acque, verde e rifiuti), resilienti, cioè sensorizzate e governate, per resistere agli stress ambientali e anche a quelli derivanti dagli eventi che le stesse città organizzano, accessibili, in termini di mobilità facilitata e reti di comunicazione fissa e mobile e infine inclusive, cioè sono progettate coinvolgendo i cittadini e con meccanismi di ascolto, attraverso processi partecipati delle principali scelte urbanistiche delle città.

Questa classifica Smart City Index 2020 vede trionfare Trento, seguita da grandi città come Torino e Bologna.
Appena fuori dal podio la più contenuta Mantova, seguita da Milano, Bolzano e Brescia. Qui, secondo la ricerca, pare essere prioritario l’investimento in sostenibilità su vari fronti, tra mobilità, energia e ambiente. Tra le città principali spicca il  20° posto di Firenze, il 27° di Venezia, il 62° di Napoli e il 78° della Capitale.
Le città medie occupano in maniera preponderante la classifica, con 12 città nella top 20: Mantova è la città più sostenibile tra quelle < 80.000 abitanti, al 4° posto; nella top 10 c’è anche Pordenone, e altre due città del nord (Cuneo e Cremona) rientrano nella top 20.

Il grado di equilibrio è quasi perfetto in quasi tutte le prime 7 città, che di fatto occupano le prime posizioni in tutte le classifiche parziali, segnale che riescono a portare avanti i loro investimenti infrastrutturali in sostenibilità in maniera omogenea sui vari fronti. Maggiore variabilità mostrano le altre città emiliane presenti in classifica dopo Bologna (che è molto equilibrata), mentre le città lombarde mostrano in generale una performance leggermente peggiore nell’area “Ambiente Sostenibile”. In generale però le prime 19 città occupano sempre le prime 20 posizioni in tutte le classifiche parziali, solo Firenze esce dalla top 20 nella Mobilità sostenibile (25ma).

Per ciò che concerne la mobilità sostenibile (elettrica, ciclabile, pedonale) costante aumento negli ultimi 6 anni, mentre viaggia velocemente la crescita della mobilità elettrica, esemplare il dato sulle colonnine di ricarica che hanno registrato negli ultimi 5 anni un +357%.
Auto elettriche e ibride triplicate dal 2016, in città che hanno avviato in tal senso iniziative come l’accesso auto elettriche in ZTL e l’esenzione dal pagamento della sosta nelle strisce blu.
Se molte città metropolitane hanno registrato una diminuzione di auto dal 2002 al 2018, in 3 città del Sud (Messina, Catania e Reggio Calabria) la tendenza le ha viste aumentare, mentre la mobilità ciclabile e pedonale vede aumentare l’estensione di piste ciclabili (+22% dal 2014) e aree pedonali (+8% dal 2016).

Mobilità condivisa in diffusione: ad esempio a Milano, prima città italiana per intensità di sharing mobility, con oltre 3.000 auto in sharing con 6 operatori e 4.800 biciclette in sharing (il doppio in confronto al 2017).

Le infrastrutture urbane stanno evolvendo in maniera sensibile verso la sostenibilità, per essere a basso impatto ambientale, con minori emissioni carbonio, decongestionamento del traffico e diminuzione dei tempi di percorrenza in ambito urbano. Tutti gli indicatori relativi alla mobilità sostenibile (che comprende mobilità elettrica, mobilità cosiddetta “lenta” o “dolce”, cioè ciclabile e pedonale, e mobilità condivisa) mostrano un costante aumento negli ultimi 6 anni. La mobilità elettrica è l’ambito più nuovo, in cui si sono registrati gli incrementi più significativi. Le colonnine di ricarica mostrano dei tassi di raddoppio ogni due anni negli ultimi quattro anni, e sono quindi più che quadruplicate dal 2014. La cosiddetta mobilità “lenta” o “dolce”, che riguarda sia le biciclette che i pedoni, ottiene anch’essa un’attenzione crescente: aumentano le estensioni sia delle piste ciclabili sia delle aree pedonali, seppure più lentamente rispetto ad altri fenomeni come l’elettrico e lo sharing.

La mobilità condivisa sta prendendo piede in un numero sempre maggiore di città italiane. I mezzi di trasporto in condivisione si moltiplicano (auto, biciclette, scooter, monopattini), gli operatori privati aumentano, si diversificano i modelli di utilizzo, con il modello “a flusso libero” che si sta progressivamente affermando a scapito di quello “station-based”.

In sintesi, le città italiane stanno dimostrando particolare attenzione alle tematiche di sostenibilità: in oltre 50 dei nostri capoluoghi sono già state attivate iniziative di car sharing, 80 per il bike sharing, sicuramente più semplice ed economico. Fase 2 post-Covid-19? Le città che hanno le infrastrutture più resilienti e le tecnologie più avanzate sono pronte più di altre a ripartire. Ripartenza critica per le città in cui, accanto a situazioni di contagio elevate, si abbinano livelli di resilienza molto bassi (reti di trasporto pubblico poco capillari e scarsa presenza del car sharing, limitate coperture TLC, pochi sensori sul territorio e mancanza di piattaforme e centrali di controllo dove raccogliere i dati). Sono città come Cremona, Lodi, Lecco, Alessandria, Verbania, raramente ai primi posti nelle classifiche di smart city italiane, dove sembrano mancare le leve delle infrastrutture moderne e delle tecnologie avanzate per potersi risollevare prontamente.

 

 

Ilaria Rebecchi

Executive Editor della rivista e del portale Smart Building Italia, lavora come Giornalista e Senior Copywriter specializzata in settori come tecnologia e digitale, creatività e social media.