BCE: le conseguenze della digitalizzazione

2 Marzo 2021 Ilaria Rebecchi


Leva per lo sviluppo: per il recente report BCE, la digitalizzazione dei processi tra Stato e imprese è il futuro

Era da tempo che gli esperti del settore confidavano nella spinta alla digitalizzazione, arrivata prepotentemente con lo scoppio della pandemia, lo sappiamo.
E ad oggi la necessità di capire il ruolo della digitalizzazione e il suo peso nell’economia a livello globale è più che mai prioritaria.
In tal senso si inquadra il report di recente uscita firmato dalla Banca Centrale Europea, “L’economia digitale e l’area dell’euro”,  che ha acceso il dibattito sulla pervasività del digitale che sta trasformando quotidiano di tutti come anche il nostro modo di lavorare, di acquistare e vendere e le nostre connessioni.

Secondo il report la maggior parte dei Paesi europei si trova oggi in una situazione di ritardo rispetto ai principali concorrenti: in Europa esistono differenze e pochi paesi sono digitalizzati, ad esempio, come gli Stati Uniti.
A partire dagli anni 2000, in molti Paesi avanzati, nonostante il livello di digitalizzazione sia cresciuto, si è registrato un importante rallentamento della produttività del lavoro, di pari passo con l’incidenza della digitalizzazione. In Italia, inoltre, resiste il divario con il resto del Vecchio Continente.

La digitalizzazione è ovunque e trasforma modelli di consumo e produzione, quelli di business, come anche preferenze e prezzi relativi, quindi le nostre economie. Alcuni degli effetti chiave della digitalizzazione stanno influenzando variabili rilevanti per la politica monetaria come l’occupazione, la produttività e l’inflazione.

I dati confermano che l’economia digitale in Europa è inferiore a paragone con agli Stati Uniti, e in Europa l’indice dell’economia e della società digitale è variato da meno di 40 nel 2015 a oltre 60 nel 2020. E sebbene la connettività abbia toccato livelli comparabili nella maggior parte dei paesi, restano forti le differenze in dimensioni quali i livelli di capitale umano e l’integrazione delle tecnologie digitali nel settore pubblico e delle imprese.
Dall’inizio della pandemia è chiaramente aumentata l’adozione delle tecnologie digitali, soprattutto per le limitazioni alla mobilità di tutti noi. Un aumento che ha interessato servizi e beni digitali, pertanto produttori e consumatori sono diventati più vicini e pratici alle tecnologie digitali come anche vincolati alle stesse.

Negli ultimi due decenni si è assistito a un prolungato rallentamento della produttività nelle economie avanzate. Benché possa sembrare paradossale che un’epoca di rapido progresso tecnologico non sia caratterizzata da un notevole miglioramento della produttività, il rallentamento di fatto è più evidente nei settori che si avvalgono maggiormente di tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT).

Se, inoltre, da un lato le statistiche possono facilmente misurare la diffusione delle ICT, non sempre sono in grado di restare al passo con le tecnologie e con l’utilizzo delle ICT a livello di singole persone e di imprese. Notevole anche la problematica relativa alla corretta misurazione dei prezzi di prodotti e servizi digitali riconducibile alle fonti utilizzate, ai ritardi di disponibilità e di utilizzo dei dati, alle stesse metodologie contabili di stima dei deflatori, al susseguirsi delle revisioni.
Un altro recente studio ha analizzato i dati relativi a singole imprese in 23 Paesi OCSE, in cui è dimostrato che le tecnologicamente più avanzate hanno aumentato la produttività: un calo nella crescita dunque sarebbe riconducibile alla mancata diffusione delle nuove tecnologie.

La digitalizzazione in Italia

Secondo la classifica Bce negli ultimi 5 anni il divario con il resto d’Europa è inalterato, ma il nostro Paese ha fatto molti passi in avanti lato infrastruttura ultra broadband. L’Italia si piazza al quartultimo posto della classifica europea ma la connettività (in primis a banda larga), ha raggiunto livelli comparabili nella maggior parte dei Paesi.
Quali problemi, oggi e domani? Prima di tutto la dotazione di base e la spesa sul digitale con un 17% della popolazione che non usa mai Internet (fonte Censis). Sicuramente l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNNR) potrà fornire importanti opportunità per recuperare il ritardo italiano, soprattutto grazie agli investimenti in digitalizzazione, innovazione e competitività arrivati a 46,18 miliardi.

Ilaria Rebecchi

Executive Editor della rivista e del portale Smart Building Italia, lavora come Giornalista e Senior Copywriter specializzata in settori come tecnologia e digitale, creatività e social media.