Industrial Smart Working

14 Luglio 2020 Ilaria Rebecchi


Anche il manifatturiero vola verso la digitalizzazione. Come? Servono disciplina, conoscenza e formazione, oltre ad una profonda tecnologia innovativa

Secondo un recente approfondimento condotto dal Competence Center MADE, del Politecnico di Milano, il mondo della manifattura italiano sta virando verso l’industrial smart working 4.0.
In particolare, alla luce dell’emergenza sanitaria e di quanto essa abbai messo in luce la necessità di maggior spazio a sistemi e innovazioni in ambito di digitalizzazione delle operation, ad oggi aspetto fondamentale per la business continuity di ogni settore produttivo, sono le tecnologie di Industria 4.0 a contribuire all’adozione dello smart working anche nel mondo manifatturiero.

Se infatti prima del lockdown la digitalizzazione non era prioritaria, soprattutto per questo ambito, oggi con il lockdown prima e poi con le restrizioni in termini di distanziamento e sanificazione essa trova spazio da protagonista nell’attuale periodo di crisi mondiale.

“In questi ultimi mesi, il termine “smart working” ha riempito telegiornali, articoli, quotidiani e tv, mostrandosi efficace nel garantire la continuità di attività ad alcuni lavoratori. Un concetto che nasce pensando a mansioni tipicamente di gestione e “da scrivania”. Oggi, invece, cresce la necessità di estendere questo principio anche a ruoli diversi, inclusi quelli di fabbrica. Le tecnologie dell’industria 4.0 giocano un ruolo decisivo in questa direzione e permettono quindi l’inizio dell’era dell’industrial smart working 4.0.

Lo svolgimento da remoto di mansioni gestionali rimane dunque fondamentale ma cresce l’esigenza di ampliare il raggio d’azione di questa modalità di lavoro, applicandola anche a mansioni tipiche della fabbrica. Ad esempio con il remote monitoring che consiste nel monitoraggio di attività di fabbrica rimanendo fisicamente distanti dal processo.
Quali benefici?
Secondo i ricercatori ad un miglioramento sul piano aziendale di fattori fondamentali (produttività, coinvolgimento, competenze digitali, condivisione delle informazioni, resilienza al business, nonché ottimizzazione degli spazi e un drastico calo dell’assenteismo) corrispondono una serie di benefici per il lavoratore stesso, dal work-life balance alla soddisfazione, dal risparmio del tempo per gli spostamenti alla maggiore produttività individuale e distribuzione delle comunicazioni.
Dulcis in fundo, la società civile tutta, che dallo smart working così delineato trova benefici nella riduzione del numero di incidenti e smog, nel miglioramento della vita famigliare e nella creazione di nuovi spazi operativi di co-working nelle nostre città.

Se poi il concetto di remote monitoring non è più sufficiente per garantire la continuità del business in situazioni di difficile previsione, si tende alla remote execution, esecuzione da remoto di attività di fabbrica, ad esempio grazie a tecnologie dell’industria 4.0 come l’industrial internet of things, big data analytics, cloud computing per la gestione dei dati e cloud manufacturing per l’esecuzione delle attività di produzione, manifattura additiva, robotica autonoma, realtà aumentata, realtà virtuale e modelli di simulazione, 5G e altre tecnologie.

 

Come adottare l’industrial smart working?

Necessaria, per il Politecnico di Milano, sviluppare una profonda conoscenza dello stato dell’arte della fabbrica, soprattutto a livello organizzativo, per poi definire gli obiettivi, scegliere gli indicatori chiave per monitorare l’evoluzione del progetto e definire una roadmap concreta e precisa tra spazi, formazione e dipendenti con le nuove tecnologie.

 

Ilaria Rebecchi

Executive Editor della rivista e del portale Smart Building Italia, lavora come Giornalista e Senior Copywriter specializzata in settori come tecnologia e digitale, creatività e social media.