La televisione cambia e mette nel mirino Telco e Web Company

17 Ottobre 2021 Angela


Cambiare per non morire. Se ragioniamo in termini di elettronica di consumo, quella, per capirci, che ci entra nelle case senza soluzione di continuità, a fare di questo motto la sua ragion d’essere c’è senz’altro la televisione. Un apparecchio che ha iniziato a cambiare, per la verità, ben prima che si mettesse in dubbio la sua sopravvivenza. E così, si è passati dal bianco e nero al colore, dal tubo catodico allo schermo piatto, dalle trasmissioni in formato 4:3 all’Alta Definizione e ora al 4K. Ma adesso che, incalzata da smartphone, tablet, streaming video e piattaforme Web, non pochi riflettono sulla “modernità” della fruizione televisiva e quindi sulle sue prospettive future, la vecchia e cara tv cambia nuovamente pelle, e questa volta lo fa non tanto sotto l’aspetto tecnologico quanto per le funzionalità che è in grado di offrire. In questo modo la televisione promette di divenire un tutt’uno con la smart home e l’IoT (acronimo di Internet of Things), garantendosi una vita assai più lunga e serena, semmai complicando l’esistenza ad altri soggetti, comprese le Telco e le grandi Web company…

Diciamo subito che un futuro così intrigante e foriero di soddisfazioni potrebbe/dovrebbe riguardare chi fa la televisione in senso letterale, ovvero i non molti fabbricanti di apparecchi rimasti sul mercato. Ci riferiamo alle coreane Samsung a LG, alle giapponesi Panasonic a Sony, alle cinesi TCL e Hisense (e anche Philips), per citare i principali brand presenti nei negozi italiani ed europei. Chi ha comprato televisori negli ultimi anni si è accorto di un paio di novità sostanziali: l’immediata richiesta di una connessione ad Internet, Wi-Fi o via cavo, alla prima accensione dell’apparecchio, la presenza di un’estesa piattaforma smart che permette di accedere alle più popolari App per la fruzione di contenuti video in streaming, quali Netflix, Prime Video, YouTube, Disney+, ecc…

Ma basta riflettere proprio su questi due aspetti, ovvero la connettività Internet offerta a monte dalle Telco ed i contenuti i cui diritti di riproduzione fanno per lo più capo ai colossi del Web, per rendersi conto che per i fabbricanti delle televisioni anno dopo anno diventerà sempre più forte e fondata la tentazione di “mettersi in proprio”. Un anticipo degli sviluppi futuri, se vogliamo, lo sta offrendo un fabbricante non di apparecchi ma di contenuti televisivi, ovvero Sky, che offre anche in Italia un abbonamento mensile per la connessione via fibra in tutto e per tutto concorrenziale con quello proposto da Tim piuttosto che da Fastweb ed altri operatori tradizionali delle telecomunicazioni. Ebbene, con l’allargarsi della rete in fibra su tutto il territorio nazionale e per le sue caratteristiche – gli “armadi” collocati da Open Fiber, ad esempio, sono già predisposti per consentire con molta semplicità a vari operatori di raggiungere lo stesso edificio – in futuro gli stessi contratti di connettività potrebbero essere proposti direttamente dai citati produttori di apparecchi televisivi.

Si tratterebbe di un’offerta resa ancor più allettante dalla presenza di una piattaforma smart proprietaria con accesso diretto, senza più l’attuale mediazione delle App che fanno capo ai colossi del Web, ad ampi cataloghi di contenuti multimediali disponibili in streaming. Senza contare un’ulteriore carta vincente della televisione, ovvero la sua crescente compatibilità, attraverso App dedicate, con i dispositivi e i servizi della smart home. Certo, le stesse App sono utilizzabili da tempo attraverso smartphone e tablet, ma una cosa è visualizzare e controllare sui display di quest’ultimi i punti luce dell’abitazione piuttosto che lo stato di funzionamento dei termosifoni, un’altra cosa compiere le stesse operazioni sullo schermo enormemente più grande della televisione… Dunque molte cose potrebbero mutare, anche in modo sorprendente. Quel tipo di cambiamenti, in fondo, a cui si riferiva l’umorista americano, Art Buchwald: “Prima, nei drugstore si chiedevano le sigarette e poi, sottovoce, i profilattici. Adesso è il contrario”.