Streaming: la sfida a Netflix di ViacomCBS, “fusione” da 30 miliardi di dollari

3 Settembre 2019 Smart Building Italia


CBS e Viacom: si sono sposati, lasciati e ora risposati, secondo uno dei più collaudati cliché della soap opera Beautiful. Quest’ultima è non a caso da 32 anni fra le offerte di punta di uno dei due attori del matrimonio mediatico, la CBS, colosso televisivo americano che contende il mercato interno e quello globale agli altri due brand leader made in USA, ovvero ABC e NBC. Ricalcando le tracce di quanto già accaduto nel 1999, CBS ha proceduto alla fusione con Viacom, altro impero multimediale statunitense sviluppatosi sulla produzione e distribuzione di contenuti audio-video tramite la proprietà di canali satellitari e via cavo come MTV, Nickelodeon, Comedy Central e BET.

Allora le nozze durarono sei anni, fino alla scissione, più da separati in casa che da divorziati veri e propri, sancita nel 2005. Oggi ci si riprova con la creazione di ViacomCBS, nata dalla fusione fra i due soggetti fortemente voluta da Shari Redstone, la sessantacinquenne erede della famiglia che le controlla entrambe all’interno della holding di proprietà, la National Amusement. Le premesse non sono male, quantificabili in una valutazione di circa 30 miliardi di dollari, dovuta alla somma delle “doti” che sono alla base del rinnovato matrimonio: da parte di Viacom non solo una ventina di canali TV, ma anche la casa cinematografica Paramount, e da parte di CBS, oltre alla celeberrima rete omonima, la gettonatissima Pay Tv Showtime e la casa editrice Simon & Schuster. La somma di tutto ciò è un catalogo di oltre 3mila600 film e di produzioni televisive che, messe tutte assieme, sfornano più di 140mila episodi seriali.

Una delle principali ricadute della fusione CBS-Viacom riguarda il settore dello streaming, dove la piattaforma CBS All Access conta in questo modo di potenziare la propria offerta, profilandosi, soprattutto a medio termine, con l’immissione di nuovi contenuti, come competitor in un campo di gara sempre più conteso. Dove l’ascesa vertiginosa di Netflix, giunta nel 2018 a 137 milioni di abbonati sparsi per il pianeta (più del doppio dell’attuale popolazione italiana), ha scatenato una concorrenza basata su imponenti fusioni, vedi Disney più Century Fox e AT&T più Time Warner, cui ora si affianca la neonata Viacom CBS. Se la concorrenza si sviluppa, in teoria può solo crescere la qualità dei contenuti tramite idee e investimenti, per la felicità della platea globale.