Industria 4.0 e la rete che (quasi) non c’è

1 Dicembre 2016 Smart Building Italia


industria 4.0

«Le risorse per Industria 4.0 sono in manovra… Ma c’è ancora un dato che alimenta preoccupazione in vista dell’attuazione degli obiettivi del piano: nei Comuni italiani che ricadono in un’area distrettuale la copertura della banda ultralarga è spesso vicina allo zero virgola, altro che digitalizzazione dell’industria», ha scritto ieri Il Sole 24 Ore.

Stando ai dati elaborati dal Sole dall’Osservatorio statisticheimpresa 2.0 del Mise, che a sua volta ha utilizzato le fonti Istat e il sito bandaultralarga.italia.it, solo il 17% dei Comuni che rientrano nei distretti naviga a 30 megabit al secondo. In 7 Regioni va peggio ancora: nessuna area produttiva è connessa, si parla cioè di Lazio, Abruzzo, Umbria, Sardegna, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige. Nelle Marche solo 8 distretti su 168 sono connessi, in Emilia Romagna 7 su 109, in Piemonte 7 su 195, in Lombardia 57 su 837. Meglio il Veneto (200 su 415), la Toscana (57 su 97), la Campania (20 su 61), la Puglia (19 su 25).

«Il target fissato dal governo – tutte le imprese raggiunte da almeno 30 megabit/secondo entro il 2020 e il 50% da almeno 100 mega – se non è particolarmente ambizioso confrontato con le medie già raggiunte in Europa, diventa quasi una sfida eroica di fronte alla nostra attuale fotografia», commenta l’articolo firmato da Carmine Fotina.

Già. L’infrastrutturazione della rete resta il “peccato originale” che il Paese sta scontando Ma d’altro canto, «il tessuto industriale dovrà rispondere molto rapidamente a un’ondata di trasformazioni digitali basata su open data, sensoristica, cloud, intelligenza artificiale. Una spinta in più potrebbe arrivare dagli iperammortamenti al 250%, l’agevolazione fiscale inserita nela legge bilancio che entrerà in vigore il 1° gennaio 2017. Tra gli investimenti agevolabili rientreranno anche gli interventi di cablatura interna, a patto che si tratti di beni con coefficiente di ammortamento superiore al 6,5%», conclude l’articolo del Sole.

Il fattore delle agevolazioni può, tuttavia, essere controproducente. Gildo Campesato, direttore di Cor.Com, nel suo ultimo editoriale scrive infatti: «Le difficoltà, in particolare, riguardano piccole e medie imprese, ossatura diffusa del sistema industriale e dei servizi italiano. Per loro la sfida è particolarmente difficile. Senza alternative: devono coglierla se non vogliono scomparire. Non va quindi persa l’occasione di Industria 4.0. Su ciò la responsabilità principale spetta alle aziende. Il piano del ministro Calenda offre una straordinaria opportunità di detassazione degli investimenti in innovazione. Le imprese possono approfittarne per iniziare una trasformazione in ottica di business intrinsecamente digitale; oppure potrebbero limitarsi furbescamente ad incassare qualche vantaggio economico sfruttando l’inevitabile ambiguità della classificazione degli investimenti da detassare. La prima via può portare lontano; la seconda porta al nulla».