Edifici ed edge computing: perché gestire localmente le informazioni

4 Agosto 2022 Luca Baldin


Dove dev’essere fisicamente l’intelligenza che serve al funzionamento di un edificio e al soddisfacimento della domanda di servizi di chi lo utilizza? Apparentemente sembra una domanda capziosa, alla quale poter rispondere con una scrollata di spalle: che ce ne importa? L’importante è che le informazioni siano disponibili quando mi servono…

Ma le cose non stanno esattamente così. Le reti digitali intelligenti sono, infatti, la rappresentazione concettuale di una serie di nodi connessi da servizi monitorati istantaneamente per garantirne l’utilizzo da parte degli utenti. Un nodo della rete costituisce, quindi, il punto di erogazione del servizio che, quasi sempre, corrisponde a un luogo fisico. In tal senso gli edifici, che sono per antonomasia dei luoghi fisici, svolgono un ruolo chiave, dal momento che rappresentano il naturale punto di incontro tra la domanda e l’offerta di informazioni (dati) che devono essere raccolte, organizzate, normalizzate, elaborate, misurate e infine storicizzate per poter essere utilizzate.

La maggior parte dei dati necessari alla gestione dei servizi d’edificio e dei suoi occupanti, quindi, si genera e viene utilizzata in loco. Un’affermazione per certi versi sorprendente nel quadro della esaltazione delle sorti magnifiche e progressive della rete, ma che rende invece evidente come la gestione centralizzata delle informazioni risulti spesso inefficiente, rischiosa, inutilmente onerosa e persino poco sostenibile, dal momento che far viaggiare i dati ha un costo ambientale non trascurabile (il trasferimento globale di dati è responsabile di quasi il 4% di tutte le emissioni di CO2).

Per offrire risposte a questo paradosso, ci soccorre l’edge computing, che altro non è che un’implementazione dell’infrastruttura IT che permette di aumentare l’affidabilità e migliorare il flusso dei dati collocando le applicazioni vicine agli utenti o alle “cose” che ne hanno bisogno.

L’edge computing di fatto integra il cloud computing in un ambiente informatico ibrido. Mentre il cloud computing sfrutta i data center centralizzati, l’edge computing sfrutta i micro data center distribuiti ai margini della rete, dove i dati vengono utilizzati più vicino possibile alla posizione in cui vengono generati.

L’edge computing rappresenta in tal senso la soluzione ad un problema che l’affermarsi dell’IoT (Internet of things) ha reso evidente, richiedendo non di rado una notevole larghezza di banda, una bassa latenza e performance affidabili, rispettando al tempo stesso requisiti normativi e di conformità assai stringenti (non da ultimo la gestione della privacy, ma pensiamo anche alla security) che la gestione centralizzata il più delle volte non consente, non rappresentando la soluzione ottimale, specie se parliamo di edifici.

L’egde computing, rispetto alle logiche del cloud al 100%, rende più resiliente lo smart building in quanto in caso di interruzioni di connettività con la rete pubblica esterna all’edificio (per malfunzionamenti o attacchi hacker), la sua automazione continua a funzionare (almeno per le funzioni base previste dalla norma UNI EN 15232).

L’edificio, infatti, costituisce una sorta di caso di scuola, dal momento che la sensoristica che genera le informazioni utilizzate dalle piattaforme di gestione e controllo che lo rendono “intelligente”, si trova tutta entro un ben determinato perimetro fisico e non avrebbe alcun senso far viaggiare dati per milioni di chilometri per poi avere un feedback esattamente là dove quei dati sono stati generati.

L’edge computing rappresenta quindi la risposta a questo paradosso, ma perché un sistema di gestione e controllo possa svilupparsi e crescere nel perimetro di un edificio è indispensabile che ogni edificio sia dotato di una adeguata infrastruttura tecnologica abilitante in grado di garantire le performance e l’affidabilità richieste dalle applicazioni, e questa costituisce oggi la vera sfida che ci troviamo ad affrontare, anche nel nome della sostenibilità ambientale, dal momento che l’utilizzo dell’edge computing negli edifici costituisce la premessa allo sviluppo, sia delle cosiddette “comunità energetiche”, sia della realizzazione di un’infrastruttura per la mobilità sostenibile bastata sul principio del vehicle to grid, solo per fare due esempi tra i più noti.

Luca Baldin

Project Manager di Pentastudio e della piattaforma di informazione e marketing Smart Building Italia. È event manager della Fiera Smart Building Expo di Milano e Smart Building Levante di Bari. Dirige la rivista Smart Building Italia.