Case green: arriva l’accordo definitivo… intanto il mercato frena

11 Dicembre 2023 Luca Baldin


Mi piacerebbe in questo editoriale attirare la vostra attenzione su alcuni dati e su un avvenimento importante, perché letti assieme, a mio modesto parere, evidenziano alcune incongruenze evidenti.

I dati sono quelli del rapporto congiunturale del Cresme sull’andamento del settore costruzioni in Italia, recentemente presentato a Milano dal direttore Lorenzo Bellicini. Un rapporto dal quale si evince, prevedibilmente, che il settore delle costruzioni rispetto al boom del biennio 2021-22 registra nel 2023, come dato aggregato, una prima frenata degli investimenti (-0,6%) a cui seguirà una caduta molto più forte nel 2024 (-8,5%).

Come si legge bene nell’infografica che pubblichiamo, si tratta tuttavia di una frenata che non tocca gli investimenti nel nuovo costruito che, anzi, sia nel 2023 che nel 2024 continua a registrare ottime performance, ma investe pesantemente il settore delle ristrutturazioni, che segna nel 2023 un -4,6% che nel 2024 tendenzialmente potrebbe precipitare ad un pesante -14%.

Come ha spiegato bene Bellicini, è l’effetto di un settore che risulta schiacciato fra la fine della stagione del Superbonus e la spesa per il PNRR, che non decolla ancora, anche se il mercato delle opere pubbliche, sotto questo profilo, dà segnali incoraggianti.

L’avvenimento di rilievo che vi invito a incrociare con i dati appena riportati, è l’accordo definitivo raggiunto tra il Parlamento Europeo e il Consiglio Europeo, dopo una lunga ed estenuante trattativa, sul testo della cosiddetta “direttiva sulle Case Green”, che ora per diventare operativa dovrà essere votata un’ultima volta da entrambe le istituzioni continentali; voto che, tuttavia, considerato l’accordo intervenuto dovrebbe essere poco più che una formalità.
Si tratta, lo ricorderete, della norma che fissa le nuove le regole continentali sull’efficienza energetica degli edifici, ritenuta strategicamente fondamentale per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione posti dalla Commissione europea e che era finita al centro del mirino di alcuni esponenti del centrodestra italiano, che l’avevano definita una “patrimoniale occulta”.

L’accordo raggiunto è stato, ovviamente, un compromesso tra chi spingeva per un percorso virtuoso ma difficile da realizzare e chi frenava nel nome di un certo realismo. Il risultato finale è che ciascuno Stato potrà decidere i propri obiettivi e la propria tabella di marcia, decidendo in autonomia quali edifici ristrutturare e con quali tempistiche. Ci saranno tuttavia alcuni obiettivi condivisi, il più importante dei quali è che il consumo energetico degli edifici residenziali nel loro complesso dovrà essere ridotto del 16% entro il 2030 e del 26% entro il 2035 e che la maggior parte di questo risultato (almeno il 55%) dovrà essere frutto della ristrutturazione degli edifici con le performance energetiche peggiori. L’obiettivo più ampio, per il 2050, rimane invece invariato e punta ad un patrimonio edilizio a emissioni zero.

Se a questo punto incrociamo il dato di Cresme sull’andamento delle ristrutturazioni con quello atteso dalla direttiva europea sulle Case Green, non può sfuggire una profonda contraddizione: da un lato la fine del Superbonus e le incertezze sulle politiche incentivanti del Governo stanno congelando gli investimenti in ristrutturazioni, dall’altro l’Europa (con l’assenso dell’Italia) ci imporrebbe un’accelerazione importante proprio sullo stesso fronte.

Al riguardo non possiamo dimenticare che la grande partita dell’efficientamento del patrimonio edilizio nazionale passa e passerà prevalentemente per il cosiddetto “revamping edilizio”, che interessa dai 10 ai 12 milioni di edifici, dei quali un numero consistente collocati drammaticamente nelle classi energetiche meno virtuose; e il dato sul buon andamento del nuovo non consola affatto, dal momento che riguarda meno dell’1% del costruito all’anno.

E’ indispensabile, quindi, che il Governo indichi rapidamente e in modo inequivocabile al mercato quali incentivi intende riconoscere agli italiani disponibili a mettere mano alla propria abitazione per migliorarne l’efficienza energetica, ma anche quali interventi spingere al fine di evitare, com’è successo col Superbonus, sprechi giganteschi e interventi non necessari, partendo quindi da una diagnosi energetica puntuale per ogni edificio e puntando sulla misurabilità del risultato, cosa che ormai le nuove tecnologie consentono ampiamente.

Luca Baldin

Project Manager di Pentastudio e della piattaforma di informazione e marketing Smart Building Italia. È event manager della Fiera Smart Building Expo di Milano e Smart Building Levante di Bari. Dirige la rivista Smart Building Italia.