Chi dorme piglia… chilowatt per l’auto elettrica

17 Maggio 2021 Smart Building Italia


Rovesciato l’antico proverbio sul sonno che fa perdere i pesci da quest’iniziativa di Anie e Arera: aumento gratuito di potenza “nottetempo” ai privati possessori di colonnina di ricarica. Una botta di vita in un’Italia ai primi passi nella nuova mobilità, già dominante in Paesi come Cina e Norvegia, e destinata a sorpassare ovunque quella tradizionale a benzina

A partire dal prossimo 1 luglio e fino al 31 dicembre 2023 migliaia di auto elettriche o ibride italiane saranno pronte per trenta mesi di maggiori ricariche notturne (anche raddoppiate) senza spese aggiuntive. Questa lodevole iniziativa, nei cui dettagli entreremo fra poco, è fatta per rammentarci che le rivoluzioni culturali e sociali iniziano spesso dalla “curiosità”.

In Italia, un ambito illuminante di questo assodato fenomeno è proprio quello della “nuova mobilità”, investita da aumenti su base annua che un report dell’associazione Motus-E quantifica a fine 2020 in un +35% di stazioni di ricarica, passate da 7mila203 a 9mila709, e in un +41% di punti di ricarica, passati da 13mila721 a 19mila324. Parola dal significato doppio, curiosità. Che è negativo quando allude a un invasivo spiare negli orticelli altrui, e assolutamente positivo se invece rimarca una volontà di comprendere nata dall’osservazione della realtà.

Ecco perché, in un Paese provato da oltre un anno di covid, e nello stesso tempo predisposto ad accogliere concreti segnali di ripresa, la sana curiosità di capire come mai l’auto del vicino di casa o della collega di ufficio resti attaccata nottetempo a una colonnina di ricarica, può solo suscitare effetti di virtuosa emulazione.

“Perché l’auto elettrica conviene dal punto di vista della sostenibilità, ma anche da quello dei costi” afferma in proposito Omar Imberti, marketing manager della bergamasca Scame Parre (che produce componentistica elettrica in bassa tensione), nonché coordinatore del gruppo “E-Mobility” di fresca nomina all’interno di Anie, la federazione delle imprese elettrotecniche ed elettroniche costituita in seno a Confindustria.

Sulla base di questo assunto, e dei numeri prodotti dal mercato, nasce il sostegno di Anie E-Mobility a una sperimentazione messa in atto da Arera, Autorità nazionale di regolazione per reti di energia e ambiente. L’iniziativa consiste nel consentire a tutti gli utenti che hanno già installato una colonnina per la ricarica elettrica, o che si propongono di farlo, di poter disporre gratuitamente di un aumento di potenza fino a raggiungere i 6 chilowatt ogni notte e durante tutto il week end: ciò significa di norma il doppio rispetto ai 3 chilowatt di cui sono normalmente dotate le abitazioni degli italiani. La sperimentazione dell’aumento gratuito inizierà il prossimo primo luglio, per concludersi il 31 dicembre 2023, e ne potranno usufruire quanti, entro il 30 aprile 2023, compileranno l’apposito modulo scaricabile nell’area clienti del sito del GSE, il Gestore dei servizi energetici nazionali.

Ecco perché il diffondersi di questo “bonus” non potrà che suscitare sana curiosità di capirne di più in milioni di condomini e quartieri residenziali italiani, dove una crescente comparsa di auto elettriche in carica notturna sarà foriera di effetti emulativi. “È un cambio di mentalità che si propone con il passaggio all’auto elettrica – commenta Imberti – ma tutt’altro che difficile in un mondo dove abbiamo imparato a convivere con la ricarica quotidiana del nostro Smartphone. Ci vuole poco a pensare di andare a letto mettendo in carica due batterie invece che una”.

Il mercato, peraltro, asseconda queste parole di Imberti. Come reso noto dall’associazione di settore Motus-E, in un mese di aprile segnato da un crollo del 17,1% di vendite rispetto allo stesso mese del 2019 (aprile 2020 non fa ovviamente testo con il suo rigidissimo lockdown), l’unico, consistente dato in controtendenza è rappresentato in Italia dalla crescita di auto elettriche e ibride, giunte a superare il 7% del totale, con un 37% di prenotazioni che testimoniano di una domanda attualmente superiore di gran lunga all’offerta. “Nel giro di pochi anni la competitività delle auto elettriche e ibride si estenderà anche al prezzo” spiega Imberti, richiamando fonti come un autorevole reportage realizzato dal giornale inglese The Guardian, per il quale il punto di svolta è individuato fra il 2023 e il 2025, quando cioè, grazie al continuo calo dei costi delle batterie, i modelli elettrici diventeranno più economici di quelli a benzina.

È una svolta che sembra avere dell’ineluttabile, anche a prescindere dagli incentivi periodicamente erogati a favore delle auto elettriche. Fa testo in tal senso il caso della Norvegia, dove le agevolazioni promosse dal governo di Oslo hanno alla fine portato i cittadini a optare comunque per la E-Mobility, al punto che già nel 2019 le vetture elettriche sono diventate più economiche dello 0,3% rispetto a quelle a benzina. Poi, alla fine dello scorso anno il sorpasso certificato dal Road Traffic Information Council che ha certificato per il 2020 una quota di mercato pari al 54,3% riferita a nuove immatricolazioni di auto elettriche (erano state pari al 42,4% alla fine dell’anno precedente).

Vero che in Italia i parametri sono ben diversi rispetto alla Norvegia, dove esiste un benessere economico più diffuso, accompagnato da una maggiore attenzione alle scelte sostenibili. Ma è altrettanto assodato che, anche per effetto di oltre un anno di pandemia, la popolazione italiana manda segnali di un’inclinazione al cambiamento impensabile prima del covid. Secondo una fresca indagine svolta da Bva-Doxa per conto di Groupama Assicurazioni, il 53% degli italiani si dice pronto a cambiare radicalmente le proprie abitudini in fatto di mobilità, con tendenze spiccate verso il “Green”, soprattutto da parte dei più giovani.

Ora, “incontrare” i nuovi bisogni dei consumatori in Italia è operazione che rischia sempre di incagliarsi subito per problemi strutturali e sovrastrutturali. Nel caso della E-Mobility, un punto critico è senz’altro rappresentato dalle colonnine di ricarica. In un contesto globale dove la multinazionale mediatica Bloomberg certifica a fine 2020 un milione e 400mila “attacchi” sparsi sulla faccia del pianeta (con aumento del 56% rispetto alla fine del 2019), in Italia si arriva, fra accessi pubblici e privati “funzionanti”, a una quota, 16mila, da fanalino di coda in Europa, dove il totale è di circa 313mila, peraltro molto meno della metà delle 800mila funzionanti in Cina, attualmente Paese leader nella mobilità elettrica.

Entrando nel dettaglio, Motus-E certifica per il 2020 un aumento del 35% delle stazioni di ricarica, passate da 7mila203 a 9mila709, e del 41% dei punti di ricarica, passati da 13mila721 a 19mila324. Il totale supera quota 21mila, dalla quale bisogna togliere circa 5mila impianti ancora non utilizzati per mancanza di collegamento o problemi burocratici da superare, per cui ecco spiegarsi le 16mila colonnine di cui si diceva sopra, ennesima testimonianza di un Paese “vecchio” che sempre fatica  oltre il lecito ad abbracciare le innovazioni tecnologiche in modo virtuoso e condiviso.

Ma, si sa, noi italiani, una volta punti sul vivo, mettiamo in campo le risorse di una creatività e di una vocazione alla differenza ben innestate nella nostra storia. Per quanto riguarda le colonnine, nonostante siano ancora così poche, non ci facciamo certo mancare la ricchezza di un’offerta che, secondo una fresca rilevazione di Arera, spazia fra 225 modelli di ricarica, prodotti da 24 aziende, dotati di potenza da 2 a 350 chilowatt, e acquistabili a un prezzo che varia dai 700 euro dei dispositivi per famiglie agli oltre 80mila delle “ultra-veloci” utilizzate da operatori professionali. Significativa risulta anche la variazione di prezzo per ogni chilowatt installato, dove si salta da 580 a 36 euro, a seconda della velocità di ricarica, connessa ovviamente alla potenza elettrica in gioco.

Il report di Arera configura quindi una certa vivacità nel mercato dei dispositivi di ricarica, soprattutto per quanto riguarda potenze di ricarica medie e basse, segmenti dominati da dispositivi a corrente alternata, pensati per il mercato “consumer” (singole abitazioni o condomini), ma anche per studi professionali e autorimesse.

“Esistono molte premesse oggettive per una crescita definitiva e vincente della E-Mobility anche in Italia – conclude Omar Imberti – e in tal senso molto si deve fare anche sul piano della comunicazione. Quando il calo dei prezzi di listino si accompagnerà alla consapevolezza delle convenienze di manutenzione di queste vetture, fatte per non andare quasi mai in officina a causa dell’elementarità del loro motore, e dotate di bollo gratuito o agevolato, a seconda delle disposizioni regionali, il sorpasso sarà cosa fatta anche in Italia”.