Il boom del fotovoltaico si colora di rosa

23 Dicembre 2022 Smart Building Italia


Sulla scia di un +145% di installazioni l’Italia, trainata da regioni come la Puglia, “vede” finalmente i 71 GW prefissati dall’Agenda 2030. Per Elena De Luca, del Ministero dell’Ambiente, è un cambiamento strutturale, a cui concorre anche il maggior numero di donne in posizioni chiave

Trainata da regioni virtuose come la Puglia, l’Italia vira sul fotovoltaico con una vigoria mai vista prima, certificata da donne sempre più presenti al tavolo del rinnovamento energetico. Lo dicono i numeri relativi sia ai nuovi impianti che alla presenza femminile nelle sedi competenti in materia energetica. Due contesti diversi, ma nello stesso tempo intrecciati in direzione di un “cambiamento” che, per concretizzarsi, deve integrare le parabole lungo cui si sviluppa.

Fra questi numeri fanno testo gli oltre 2,2 GWp (gigawatt picco, unità di misura utilizzata per misurare la potenza istantanea teorica massima) desumibili dalle nuove installazioni di impianti fotovoltaici effettuate nel 2022, con una crescita del 145% rispetto al 2021. E’ quanto rileva il fresco report che gli analisti Giorgio Mottironi e Dorina Polinari hanno realizzato per conto di EnergRed, azienda attiva nel settore delle energie rinnovabili. Ciò significa un totale di 24,9 GWp di potenza totale installata, pari al 35% dei 71 GWp previsti nell’Agenda 2030 dal PNIEC, il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima inserito all’interno del PNRR, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza lanciato dal governo Draghi nel 2021. Da sottolineare che gli incrementi sono dovuti soprattutto al settore residenziale-privato, e che sensibili ritardi investono il settore delle imprese, senza il cui apporto sarà impossibile colmare l’attuale gap con Paesi come la Germania, dove 60 GWp di impianti installati garantiscono maggiore stabilità energetica a ogni livello.

In ogni caso, nell’Italia del 2022, a un presente complessivamente positivo corrisponde un futuro, sulla carta, ancora più radioso, nel segno di un cambiamento che riguarda anche l’aumento delle quote rosa. Lo testimonia Elena De Luca, biologa specializzatasi in ecologia e risorse naturali, attuale referente del Gruppo Istruttore Fotovoltaico in seno alla Commissione tecnica che al ministero dell’Ambiente segue l’andamento del già citato PNIEC.

Il fatto che oltre il 50% di questa commissione sia composto da donne – asserisce Elena De Luca – ci parla di un’emancipazione femminile finalmente approdata a dati sensibili in contesti istituzionali a lungo gestiti da una dominante presenza maschile. Uno di questi ambiti-chiave è sicuramente la gestione dell’energia, di cui oggi possono occuparsi donne laureatesi in materie dove fino all’altro ieri la loro presenza non sembrava prevista, come ad esempio l’ingegneria”.

“Ciò significa – continua Elena De Luca – che una sensibilità nuova sta investendo l’Italia in un tema così cruciale come quello energetico. Non a caso possiamo dirlo alla fine di un 2022 in cui già ai primi di dicembre la Commissione PNIEC ha emesso pareri favorevoli relativi a impianti fotovoltaici per un totale che supera i 7 gigawatt previsti per quest’anno. Bisogna ora vedere come le richieste si trasformeranno in realtà, dopo avere compiuto gli altri passi previsti dalla Legge, ma è chiaro che questa vitalità discende da una crescita culturale virtuosa, declinata in progetti congrui, sostenibili, fondati su indispensabili conoscenze tecnologiche e legislative. Fanno testo soprattutto le sempre più numerose soluzioni di mitigazione di impatto ambientale su cui vengono elaborati i progetti”.

Anche da qui si desume che se un’economia ancora guiderà le sorti del pianeta, portandolo a superare le incombenti problematiche delle emergenze climatiche, sarà un’economia assolutamente, integralmente “green”.

Come vediamo anche in Italia, non si tratta solo di vaticini culturali suscitati dallo stato delle cose, ma di chiari segnali formulati a cura di autorevoli addetti ai lavori. Uno di questi messaggi si manifesta nel report “Renewables 2022”, appena reso pubblico dalla IEA, l’International Energy Agency. Qui si apprende che nel quinquennio 2022-2027, a cui approdiamo sulla scia di potenti traumi globali come la pandemia e la guerra trapiantata in Europa, sul pianeta Terra è prevista l’installazione di impianti rinnovabili per un totale di 2mila400 gigawatt (GW), ovvero la medesima quantità ottenuta nel ventennio precedente, dal 2001 al 2021.

Due fra le considerazioni più rilevanti che discendono da questo annuncio riguardano la Cina, Paese che da solo si calcola installerà la metà dei GW previsti, confermando una propria leadership globale sul fronte delle rinnovabili, e l’Italia che, con i 25 GW previsti sul proprio territorio, dovrebbe quanto meno tornare ai livelli più alti espressi in passato, ovvero nel quinquennio 2010-2015.

La crescita italiana sarà dovuta soprattutto al boom già citato del fotovoltaico. Per coglierlo da un’altra angolazione, solo nei primi nove mesi del 2022, secondo dati resi noti dalla società GSE, Gestore dei Servizi Energetici, è stato rilevato un incremento di 1.600 megawatt relativi a nuovi impianti, ovvero il triplo di quanto accumulato nel medesimo periodo del 2021. Peraltro, è una tendenza virtuosa percepibile in un contesto nazionale contraddittorio, anche se si tratta di un contrasto tutt’altro che inedito fra sistema istituzionale e Paese reale.

Da una parte, come si apprende dal report IEA, in Italia bisogna tuttora scontare un’arretratezza normativa che pesa in particolare sulla destinazione d’uso dei terreni agricoli, dove le prime nove aste svoltesi nel 2022 hanno portato all’assegnazione di impianti per 5 gigawatt, a fronte di richieste di connessione pari a 120 gigawatt registrate alla fine del 2020.

Nello stesso tempo, senza attendere gli adeguamenti legislativi che ci si augura arrivino da parte del governo, il Paese reale vira comunque in direzione di “Green Economy” e rinnovabili. Lo documentano enti di formazione certificata come Pedago a cui afferiscono start up innovative fortemente motivate a rinvenire alta affidabilità in figure professionali quali progettisti-installatori di fotovoltaico, bio-architetti, energy manager, green designer, chimici ambientali, valutatori di impatto ambientale. Il contesto è quello di una visione sempre più aperta e inclusiva, rivolta a considerare l’importanza di nuove professionalità come gli eco-avvocati, specializzati in tematiche ambientali, e gli eco-chef, fautori di una cucina basata su prodotti “bio” a chilometro zero.

E’ la stessa Italia, più “green” e disciplinata, a cui fanno riferimento i lavori in corso alla Commissione PNIEC del ministero dell’Ambiente, giunta a esprimersi nel 2022 su un totale di 104 progetti: 56 di questi riguardano l’agrivoltaico, 14 il fotovoltaico, 31 l’eolico e 3 i pompaggi.

“Per quanto riguarda l’immediato futuro – conclude Elena De Luca – bisogna concentrare le attenzioni soprattutto sul settore agrivoltaico, dove non a tutti sono ancora chiari i criteri sulla cui base un’azienda agricola può diventare produttrice di energia rinnovabile. Ne vale la pena, per il bene del Paese in generale, ma anche per dare prospettive di futuro importanti all’agricoltura italiana”.