Sì alla Direttiva europea sulle case green, contrari i partiti italiani di governo

15 Marzo 2024 Marco Ventimiglia


L’Europarlamento ha approvato un testo ammorbidito rispetto alla versione originale. Adesso manca solo il via libera del Consiglio UE

Durante la recente seduta dell’Europarlamento che ha portato all’approvazione della Direttiva sul rendimento energetico degli edifici, qualcuno dei presenti si sarà inevitabilmente chiesto: “Ma quei parlamentari che votano contro sono degli stessi partiti al governo in Italia?”. Proprio così, di fronte al provvedimento che riscrive la transizione energetica degli immobili nel nostro continente, la rappresentanza italiana nell’aula di Strasburgo si è divisa in due, con Pd e Movimento Cinque Stelle favorevoli al provvedimento mentre Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia hanno, appunto, votato contro. Un fatto che, al di là di qualunque giudizio politico, è destinato ad avere un peso perché stiamo comunque parlando di un Paese, l’Italia, fra i grandi fondatori dell’Unione Europea.

Divisione nell’Europarlament

C’è da dire che la spaccatura delle nostre forze politiche non ha fatto altro che ricalcare quella complessiva nell’emiciclo di Strasburgo, come testimonia l’esito del voto conclusivo, peraltro dopo una seduta che ha avuto anche dei momenti burrascosi: 370 voti favorevoli, 199 contrari e 46 astenuti. E adesso per il varo definitivo della Direttiva sulle case green – come viene comunemente definita oltre che con l’acronimo EPBD (Energy Performance of Building Directive) – manca soltanto il voto del Consiglio UE, che però non dovrebbe riservare sorprese e, soprattutto, comportare ulteriori modifiche al testo.

E proprio i cambiamenti apportati al testo originale della Direttiva, presentato quasi un anno fa, hanno rappresentato il principale motivo di discussione nel dibattito che ha preceduto il voto nell’Europarlamento. Modifiche ritenute eccessive e quindi capaci di compromettere l’efficacia dell’EPBD per i suoi fautori, insufficienti invece a rendere meno drastico il provvedimento per i principali oppositori.

Le modifiche al testo

Entrando nel merito, va innanzitutto sottolineato come non cambia l’intento dichiarato della Direttiva europea sulle case green, ovvero indicare il percorso di decarbonizzazione degli immobili dell’Unione Europea in modo di arrivare all’obiettivo conclusivo, che è quello di avere un patrimonio edilizio con zero emissioni per il 2050. Come detto, però, ci sono state delle modifiche, una delle quali particolarmente importante. Nel testo approvato scompare l’imposizione del miglioramento della classe energetica per gli edifici più inquinanti, sostituita con la più “generica” previsione di una riduzione del 16% entro il 2030 (20-22% entro il 2035) relativamente ai consumi energetici del parco edilizio residenziale degli Stati membri.

Un altro punto significativo della Direttiva è relativo agli interventi di riqualificazione energetica. Infatti, il 43% delle opere dovrà riguardare gli edifici con le classi energetiche peggiori. Questo comporta un immediato calcolo per il nostro Paese: dei nostri 12,5 milioni di edifici residenziali saranno ben 5 milioni quelli da ristrutturare. Resta sostanzialmente immutato l’impianto normativo relativo agli edifici di nuova costruzione. Tutti gli immobili pubblici costruiti dal 2028 dovranno essere a zero emissioni, obbligo che invece scatterà nel 2030 per i nuovi immobili privati.

Obbligo di impianti solari

Il principale strumento attivo per migliorare il rendimento energetico degli edifici viene individuato nella tecnologia fotovoltaica con la conseguente previsione, per gli immobili di nuova costruzione, dell’obbligo di installazione di impianti solari. Infine, dopo le polemiche sull’addio ai combustibili fossili per il riscaldamento delle abitazioni, la Direttiva approvata dall’Europarlamento diverge su un punto dal testo originale: viene posticipata dal 2035 al 2040 la messa al bando degli impianti inquinanti e climalteranti (in primis le caldaie a gas). Ma già dal prossimo anno ci sarà il divieto per gli Stati membri di incentivare l’acquisto di questi sistemi di riscaldamento.

Marco Ventimiglia

61 anni, dal 1989 giornalista professionista de l'Unità dove ha ricoperto vari ruoli dapprima nella redazione sportiva e poi in quella economica. Esperto di nuove tecnologie, ha realizzato per anni il supplemento Unità Multimedia e curato il Canale Tecnologia su Internet. Negli ultimi anni realizza sul Web articoli sulla transizione energetica, la mobilità elettrica, il rinnovamento del patrimonio immobiliare, oltre che dare conto delle evoluzioni politiche e normative in materia.